Cristopher McCandless è un ventitreenne di buona famiglia che, una volta laureatosi, dopo aver donato in beneficienza i suoi risparmi, decide di intrapendere un viaggio solitario verso l'Alaska, nelle terre selvagge alla ricerca della sua libertà.
Quarto lungometraggio dell'attore-regista americano Sean Penn, "Into the wild" è un film sulla libertà, un viaggio nelle terre desolate dell'America alla ricerca dei suoi personaggi e della sua natura.
Tratto da una storia vera, Sean Penn si ispira ad uno scritto di Jon Krakauer, giornalista che ha indagato la vita, finita con una tragica morte, del ragazzo "ribelle", tirandone fuori un libro che ha ispirato il lungometraggio.
Film di alti contenuti, con una regia suprema e dei tempi narrativi perfetti, "Into the wild" omaggia il grande cinema americano della fuga e del viaggio, ispirandosi a certe atmosfere care a Mallick (si veda a proposito "la rabbia giovane"), non disdegnando momenti sognanti che a volte ricordano pellicole come "una storia vera" di Lynch.
Nonostante certi modelli , il film sembra spingersi anche oltre,descrivendo il personaggio di McCandless come un profeta in fuga dall'oppressione genitoriale. Penn racconta tutto questo servendosi di una colonna sonora perfetta (firmata da Eddie Vedder) , di sequenze visionarie e di un montaggio di grande classe.
Indimenticabili alcune piccole microstorie di questo viaggio impossibile (quasi Herzoghiano nella sua natura); come lo splendido rapporto tra il ragazzo e la coppia hippie o splendidi istanti di bellezza visiva (il suo ritorno in città e i bellissimi paesaggi inquadrati).
Uno dei migliori lavori usciti di recente nel cinema americano cosiddetto "d'autore", film che per alcuni tratti (eccessiva forse solo la lunghezza della pellicola) sfiora l'autentico capolavoro.
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